La notizia della collaborazione tra Anduril, di Palmer Luckey, e Meta, guidata da Zuckerberg, per sviluppare EagleEye, un casco militare per la realtà mista che trasforma i soldati in “tecnomanti”, solleva interrogativi inquietanti. Non si tratta semplicemente di un avanzamento tecnologico nel campo militare, ma di una potenziale trasformazione radicale della natura stessa della guerra e, per estensione, della nostra umanità.
L’idea di equipaggiare i soldati con tecnologie immersive capaci di sovrapporre informazioni digitali al mondo reale non è nuova. Tuttavia, l’uso del termine “tecnomanti” suggerisce qualcosa di più profondo. Implica una fusione tra l’uomo e la macchina, una dipendenza tale dalla tecnologia da rendere il soldato un mero esecutore di algoritmi e dati. Qual è il confine tra potenziamento e deumanizzazione? Chi controlla gli algoritmi? E chi è responsabile quando la realtà aumentata distorce la percezione e porta a decisioni errate?
La partnership tra Anduril, una società specializzata in tecnologie di difesa innovative, e Meta, un gigante dei social media con una vasta esperienza nella realtà virtuale e aumentata, è particolarmente significativa. Meta, già al centro di controversie riguardanti la privacy e l’influenza sui comportamenti degli utenti, si addentra ulteriormente nel mondo della difesa. Questa mossa non fa che amplificare le preoccupazioni sulla sorveglianza e il controllo esercitato dalle aziende tecnologiche sulla nostra vita.
Dobbiamo interrogarci su cosa significhi rendere la guerra ancora più tecnologica. Rischiamo di allontanarci sempre di più dalla comprensione umana delle conseguenze delle nostre azioni? L’utilizzo di tecnologie avanzate può rendere la guerra più “efficiente”, ma a quale costo per la nostra moralità e la nostra umanità? La trasformazione dei soldati in “tecnomanti” potrebbe segnare l’inizio di un’era in cui la guerra diventa un’equazione complessa, risolta da macchine, con conseguenze imprevedibili per tutti.
È fondamentale un dibattito pubblico aperto e trasparente sull’etica dello sviluppo e dell’impiego di tecnologie militari avanzate. Dobbiamo assicurarci che la tecnologia sia al servizio dell’umanità, e non viceversa.

