La notizia ID:4, con il suo titolo apparentemente innocuo, nasconde un’inquietante verità: anche gli algoritmi più semplici di determinazione dei prezzi possono gonfiare i costi per i consumatori. Non si tratta di cospirazioni occulte o di intelligenze artificiali maligne. Piuttosto, è l’emergere di un comportamento collusivo, un effetto collaterale inatteso della razionalità algoritmica.
La teoria dei giochi ci insegna che, in situazioni competitive, gli agenti razionali mirano a massimizzare il proprio profitto. Applicata al mondo degli algoritmi di pricing, questa logica porta a risultati sorprendenti. Anche algoritmi progettati indipendentemente, senza espliciti accordi, possono imparare a coordinarsi, spingendo i prezzi verso l’alto. È un fenomeno emergente, quasi organico, che si sviluppa nel cyberspazio.
Il problema non è la tecnologia in sé, ma la sua applicazione sconsiderata. Affidare ciecamente la definizione dei prezzi a entità artificiali rischia di erodere la fiducia dei consumatori e di distorcere il mercato. La trasparenza diventa quindi cruciale. Dobbiamo capire come funzionano questi algoritmi, quali dati utilizzano e come prendono le loro decisioni. Altrimenti, rischiamo di essere manovrati da forze invisibili, le cui logiche ci sfuggono.
Questo solleva interrogativi fondamentali sul futuro dell’economia digitale. Quali meccanismi di controllo possiamo implementare per prevenire la collusione algoritmica? Come possiamo garantire che la concorrenza rimanga leale e che i consumatori non siano sfruttati? La risposta non è semplice e richiederà un approccio multidisciplinare, che coinvolga economisti, informatici e legislatori. Il silenzioso sussurro dell’algoritmo, se non ascoltato, potrebbe trasformarsi in un ruggito che svuota i nostri conti.
In definitiva, la vicenda ci ricorda una lezione antica: la tecnologia è uno strumento potente, ma non è neutrale. Porta con sé potenzialità enormi, ma anche rischi significativi. Tocca a noi, come società, plasmare il suo sviluppo e indirizzarlo verso un futuro più equo e sostenibile. La responsabilità è nelle nostre mani.

