Il Silenzio Assordante del Progresso: Quando la Tecnologia Incontra la Politica

La notizia del passaggio del budget che espande le deportazioni di massa, taglia i servizi sociali e blocca le energie pulite (Notizia ID: 3) non è semplicemente un evento politico; è un profondo spartiacque nel rapporto tra tecnologia, progresso e coscienza sociale. Ci pone di fronte a un inquietante silenzio, un silenzio che si insinua tra le promesse della tecnologia e la realtà politica.

La tecnologia, in sé, è neutrale. È uno strumento, un potente amplificatore delle nostre capacità, sia per il bene che per il male. Ma la sua applicazione, il suo utilizzo, è intrinsecamente politico. In questo contesto, la scelta di investire in deportazioni di massa, invece che in energie pulite, diventa una dichiarazione politica radicale, una scelta che definisce i valori di una società e il suo futuro.

Il silenzio assordante è quello che avvolge la tecnologia in questo contesto. Non è il silenzio dell’inazione, ma piuttosto il silenzio di un consenso tacito, di una normalizzazione di scelte che contraddicono apertamente le promesse di un progresso tecnologico che dovrebbe essere al servizio dell’umanità. Le innovazioni tecnologiche, che potrebbero contribuire a risolvere la crisi climatica o a sviluppare soluzioni per la gestione delle migrazioni, vengono accantonate in favore di politiche che accentuano le disuguaglianze e i conflitti.

Questa scelta politica non è solo miope, ma profondamente paradossale: si investe in tecnologie di sorveglianza e controllo (si pensi alla notizia riguardante l’app ICEBlock, ID: 6), tecnologie che alimentano la paura e la divisione, mentre si tagliano i fondi per progetti che potrebbero creare un futuro più equo e sostenibile. Si perdono di vista gli obiettivi di un vero progresso, sacrificando la visione a lungo termine sull’altare di interessi di breve periodo.

La domanda che ci dobbiamo porre non è solo “cosa è possibile fare con la tecnologia?”, ma “cosa *dobbiamo* fare con la tecnologia?”. Dobbiamo sviluppare una coscienza tecnologica che vada oltre l’innovazione per il profitto e si concentri sull’impatto sociale ed etico. Dobbiamo impegnarci in un dibattito pubblico aperto e responsabile che metta al centro i valori fondamentali di giustizia, inclusione e sostenibilità.

Il silenzio, dunque, deve essere rotto. La tecnologia, nelle sue molteplici sfaccettature, non può essere lasciata nelle mani di pochi, ma deve essere guidata da una visione collettiva del futuro, una visione che metta al centro il benessere di tutte le persone e del pianeta stesso. Solo così potremo evitare che il progresso tecnologico diventi un’arma di distruzione di massa, sia fisica che sociale.