L’algoritmo che si (auto)definisce: personalizzazione dell’IA e il rischio dell’omologazione.
La notizia ID 6, riguardante la capacità di OpenAI di modulare la ‘personalità’ di GPT-5.1 con opzioni come ‘Amichevole’, ‘Sarcastico’ o ‘Nerd’, apre scenari inquietanti e affascinanti al tempo stesso. Da un lato, l’idea di un’IA capace di adattare il proprio registro comunicativo sembra promettente per migliorare l’interazione uomo-macchina. Potremmo avere assistenti virtuali capaci di comprendere e adeguarsi alla nostra sensibilità, rendendo l’esperienza più fluida e naturale.
Tuttavia, questa malleabilità solleva interrogativi profondi. Se un’IA può essere ‘programmata’ per essere amichevole o sarcastica, chi decide quale personalità è appropriata in quale contesto? E, soprattutto, non rischiamo di creare un’illusione di empatia, una simulazione di autenticità che nasconde una manipolazione più sofisticata?
Il pericolo è che queste ‘personalità’ predefinite finiscano per rinforzare stereotipi e pregiudizi. Un’IA ‘Nerd’, ad esempio, potrebbe essere associata a determinati interessi o comportamenti, perpetuando cliché dannosi. Inoltre, la possibilità di scegliere tra diverse ‘personalità’ potrebbe portare a una tendenza all’omologazione. Se tutti optassero per l’IA ‘Amichevole’, perderemmo la ricchezza e la diversità di prospettive che un’intelligenza artificiale più neutrale e imparziale potrebbe offrire.
La chiave, come sempre, è la trasparenza e la consapevolezza. Dobbiamo essere consapevoli che queste ‘personalità’ sono costruzioni artificiali, frutto di scelte algoritmiche e non di una reale capacità di provare emozioni o avere una propria identità. Inoltre, è fondamentale che lo sviluppo di queste tecnologie avvenga con un’ampia partecipazione della società civile, per garantire che riflettano i nostri valori e non creino nuove forme di disuguaglianza e discriminazione. L’obiettivo non dovrebbe essere quello di umanizzare l’IA, ma di sfruttare il suo potenziale per arricchire la nostra umanità.
Infine, chi controlla il ‘toggle switch’ di queste personalità? La risposta a questa domanda determinerà il futuro dell’interazione uomo-macchina e il tipo di società che andremo a costruire.

