La notizia che OpenAI, per bocca del suo CEO Sam Altman, stia pianificando di introdurre contenuti esplicitamente erotici in ChatGPT per utenti adulti “verificati” solleva interrogativi profondi e inquietanti sulla natura dell’intimità, della sessualità e del nostro rapporto con la tecnologia.
Da un lato, si potrebbe argomentare che questa mossa rappresenta un’evoluzione naturale delle capacità dell’IA, un ulteriore passo verso la creazione di interazioni sempre più realistiche e personalizzate. Se un’IA può conversare, scrivere poesie e risolvere complessi problemi matematici, perché non dovrebbe essere in grado di esplorare anche le sfumature del desiderio umano? Potrebbe persino offrire una valvola di sfogo sicura e anonima per individui che si sentono soli o che hanno difficoltà a esprimere le proprie fantasie nella vita reale. Questo, in teoria.
Dall’altro lato, si apre un abisso di questioni etiche e pratiche. La “verifica” degli utenti adulti sarà sufficiente a proteggere i minori dallo sfruttamento? Come si garantirà che il contenuto erotico generato dall’IA non perpetui stereotipi dannosi o promuova comportamenti abusivi? E, soprattutto, cosa significa veramente “verificarsi” in questo contesto? Un semplice documento d’identità è sufficiente a garantire che un individuo utilizzi questa tecnologia in modo responsabile?
Al di là di queste considerazioni immediate, si pone una domanda ancora più radicale: stiamo assistendo alla mercificazione definitiva dell’intimità? La sessualità, un aspetto così profondamente personale e umano, viene ridotta a un mero algoritmo, un set di dati da analizzare e replicare per fini commerciali. Il rischio è quello di un’ulteriore disumanizzazione delle relazioni, dove l’autenticità e la vulnerabilità vengono sostituite da simulacri digitali. Quale impatto avrà tutto questo sulla nostra capacità di connetterci veramente con gli altri, di costruire relazioni significative basate sulla fiducia e sul rispetto reciproco?
La decisione di OpenAI di esplorare questo territorio inesplorato apre un vaso di Pandora. Dobbiamo interrogarci con urgenza sui confini dell’etica tecnologica e sulle implicazioni a lungo termine di un futuro in cui anche l’intimità più sacra viene trasformata in un prodotto.

